Lo sai che…il dolore alla base del pollice potrebbe essere RIZOARTROSI?

2019-11-22T09:32:50+01:00Lo sai che...|
Lo sai che...il dolore alla base del pollice potrebbe essere RIZOATROSI? Rubrica del Centro Palmer

DOLORE ALLA BASE DEL POLLICE?
IL DOLORE È PRESENTE ANCHE A SVOLGERE LE PIÙ COMUNI ATTIVITÀ DELLA VITA QUOTIDIANA (COME GIRARE LA CHIAVE NELLA SERRATURA O SVITARE UN COPERCHIO)?

POTRESTI SOFFRIRE DI RIZOARTROSI

Che cos’è?
La rizoartrosi è l’artrosi che coinvolge l’articolazione trapezio-metacarpale, situata alla base del pollice; più frequente nel sesso femminile, i primi sintomi possono manifestarsi già dopo i 40 anni.
È una patologia degenerativa caratterizzata da fasi di dolore intermittente, associato a perdita di forza nella presa e dalla successiva progressiva deformità articolare, con riduzione della capacità di movimento del pollice.
L’origine è multifattoriale: familiarità, attività lavorative ripetitive ed usuranti, fattori ormonali (cambiamenti post-menopausali) possono essere predisponenti.
Una delle ipotesi possibili è che l’aumento della lassità legamentosa, che col tempo si manifesta con la classica sublussazione e la deformità dell’articolazione trapezio-metacarpale, determini l’usura della cartilagine articolare, con comparsa di dolore.

Si può prevenire?
Come tutte le patologie degenerative su base artrosica, questa ha un andamento progressivo.
Nelle fasi iniziali l’uso di un tutore in termoplastica costruito su misura permette di stabilizzare e mettere a riposo l’articolazione del pollice; le modalità di costruzione ed i tempi di mantenimento del tutore variano a seconda della gravità del quadro clinico e del dolore percepito.
Il suo utilizzo eventualmente abbinato a fans e/o terapie fisiche permette di ridurre notevolmente gli episodi dolorosi e nei casi iniziali consente lunghi periodi di remissione completa del dolore.

Tutore Rizosplint costruito Centro Palmer Fig 1

1. Tutore Rizosplint

Tutore Rizosplint Corto costruito Centro Palmer Fig 2

2. Tutore Rizosplint corto

Come si fa la diagnosi?
L’ esame clinico e la localizzazione del dolore sono caratteristici, è difficile confonderli con altri dolori al pollice nelle regioni adiacenti,dovuti per esempio al pollice a scatto o alla tendinite di De Quervain.

L’ esame clinico va completato da una semplice radiografia del polso con proiezione per l’articolazione trapezio-metacarpale, che non solo conferma la presenza dell’artrosi ma ci consente di stadiarla.

È vero che bisogna convivere con il dolore e non c’è rimedio?
Quando il dolore diviene più frequente e le terapie conservative non sono più efficaci può essere utile ricorrere a cicli infiltrativi con acido Hyluronico oppure nelle fasi più avanzate di cortico-steroidi, che possono essere ripetuti più volte.
Bisogna ricordare che queste sono terapie palliative che possono dare periodi di benessere seppur transitori.

Quando rivolgersi al Chirurgo della mano?
Quando compare un dolore alla base del pollice di difficile remissione, oppure quando ormai il paziente ha eseguito già tutti i trattamenti sopra elencati ed il dolore è divenuto persistente e invalidante (da almeno ai 6 mesi).

In cosa consiste il trattamento chirurgico?
Il trattamento chirurgico è variabile a seconda del sesso, dell’età, dell’attività lavorativa e dallo stadio dell’artrosi del paziente.
Lo stadio radiografico è molto importante per decidere la strategia chirurgica.
Negli stadi più iniziali ( Stadio 2 ) sono state suggerite diverse opzioni, dalla resezione parziale del trapezio all’interposizione di spaziatori articolari; 
negli ultimi anni hanno preso sempre più spazio tecniche mini invasive, come la sinoviectomia artroscopica dell’articolazione trapezio-metacarpale, che consente di asportare il tessuto infiammatorio articolare e l’iniezione di cellule adipose, prelevate dall’addome ed infiltrate con ottimi risultati clinici duraturi nel tempo, che non pregiudicano la possibilità di eseguire tecniche chirurgiche più invasive se il progredire dell’artrosi e del dolore lo richieda.

Intervento Mano Centro Palmer Fig 3
Intervento Chirurgico Mano Centro Palmer Fig 4

Per le fasi più avanzate (Stadio 3/4) invece le tecniche utilizzate sono differenti e più invasive:
• Artrodesi della trapezio-metacarpale, ovvero la fusione del trapezio con la base del primo metacarpo stabilizzati tramite mezzi metallici (fili di Kirchner, cambre metalliche o placche e viti) previa asportazione delle superfici articolari degenerate. Tale intervento riduce l’arco di movimento del pollice, mantenendolo in range che consentano la completa funzione e preservando la piena forza di presa; risulta per questo essere indicato per pazienti di sesso maschile che svolgono attività di sforzo manuale intenso. Negli anni questa variante chirurgica può predisporre ad artrosi delle articolazioni adiacenti ed è un intervento contro-indicato se già presente artrosi scafo-trapezio-trapezoidale.
• Protesi articolari, con risultati non sempre brillanti a causa di bassa durata dell’impianto e complicanze (rigidità, mobilizzazione, dolore cronico etc.)
• Trapeziectomia ed artroplastica in sospensione, risulta essere ad oggi l’intervento meglio conosciuto con risultati soddisfacenti e duraturi nel tempo, particolarmente indicato nei pazienti di sesso femminile che non svolgono attività manuali pesanti. 
La tecnica chirurgica spesso utilizzata consiste in una piccola incisione sul dorso del primo raggio di circa 1,5 cm, nell’asportazione dell’osso trapezio ed interposizione di una bandelletta del tendine abduttore lungo del pollice ancorata mediante più passaggi al tendine flessore radiale del carpo, creando una sospensione che nel tempo si riempirà di tessuto fibroso formando una neo-articolazione non dolente che impedisce il collasso del 1° metacarpo, consentendo di mantenere la completa mobilità articolare del pollice ed una discreta forza di presa.

Intervento Mano Centro Palmer Fig 5
Disegno Intervento Centro Palmer Fig 6
Lastra Post Intervento Centro Palmer Fig 7

L’intervento di trapeziectomia è eseguito in anestesia di plesso brachiale e richiede una notte di ricovero.
Il paziente rimane immobilizzato con un tutore statico di polso e primo dito per circa 3 settimane a seguito delle quali inizia la fisioterapia ed il progressivo svezzamento dal tutore, accorciato a semplice rizosplint, fino alla sua rimozione completa nell’arco di 8 settimane post-operatorie.
Chiaramente come in tutti gli interventi possono esservi delle complicanze e richiede da parte del paziente un periodo di convalescenza ed un certo impegno nella rieducazione fisioterapica, pertanto è sempre di fondamentale importanza prima di ricorrere alla chirurgia un dialogo chiaro ed esplicativo fra chirurgo e paziente, e una buon grado di motivazione e collaborazione da parte di quest’ultimo al successivo percorso post-operatorio.

Dott.ssa Antonia RussomandoChirurgo della Mano
Dott.ssa FT Sara Chiesafisioterapista spec. in riabilitazione della mano e arto superiore

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